L’aria
a Massa d’Albe ha qualcosa in comune con quella del mio Aspromonte. Anche la
terra, mi sembra di conoscerla, pervasa da una fresca umidità che ti aspetti da
un momento all’altro un fungo lì pronto a riempirti lo sguardo di entusiasmo e
i polmoni di ricordi.
Alba Fucens è
poco più in alto rispetto al paese, incastonata in una leggera gola, tra rovi
carichi di more.
Ormai consumata
dal tempo si lascia osservare silenziosa, come aspettasse un tuo parere. Ha in qualche modo bisogno del tuo stupore
quando te la ritrovi lì, pietrificata in mezzo alla natura, sembra quasi te lo
chieda proprio con quel silenzio.
“Guardami, percorri le mie strade, metti
insieme un’immagine di quello che ero col poco che ormai sono. Sali per la
collina, entra nel mio teatro: a tenerlo vivo sono ora ragazzi che lì si alienano un po’ dal mondo,
con chitarre e vino. Ridiscendi la collina
e fermati a metà strada. Adesso che hai un’idea di quello che fui alza lo
sguardo verso coloro che sanno tutto di me, i monti Velino e Cafornia: immagina
con i loro occhi le vite passate su questa valle. La tua idea di me sarà autentica
ora, chiudi gli occhi, fai un respiro ed
io, Alba Fucens, farò sempre parte dei tuoi ricordi”.
Massa d’Albe, 07/09/2012
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